mercoledì, dicembre 28, 2005


c'è qualcuno che deve ancora ricevere dei regali...
(il nuovo must della stagione natalizia 2005)

Il natale sta finendo


Anche il natale è passato. Le strade della città portano ancora i segni della festa. Come la pila di piatti e bicchieri di plastica lasciati sul tavolo la sera prima; come la collezione di cd fuori posto; come le pareti della stanza impregnate ancora di fumo, risate e parole. C'è ancora nell'aria quell'atmosfera zuccherina natalizia: bontà, auguri cioccolatosi, saluti caramellati anche alla vicina rompipalle che si lamenta sempre della musica troppo alta.

La fine del natale:

Basta con i babbi natale stile Lupin appesi al balcone. Sono stati fonte di numerosi fraintendimenti. Ma insomma al buio quei fantocci a grandezza naturale fanno paura!
Basta con gli alberi di natale high-tech, solo per aprire la scatola bisogna avere una laurea in ingegneria!
Basta con i pranzi "trenta ore per la vita" che, almeno a casa mia, sono sempre stati scenografia di storiche litigate familiari. Come tutti gli anni mi ritrovo seduta di fianco alle mamme e ai bambini isterici che con una violenza quasi da film splatter squarciano ogni tipo di carta da regalo senza guardare in faccia nessuno. Pupille dilatate, guance rosse, mani pronte a distruggere e strappare. Cerco di bere la quantità adeguata di vino per alienarmi dalle solite frasi di circostanza, dalle solite domande dello zio di turno sulla propria vita sentimentale, dai pianti dei bambini, gli stessi nanetti di prima, che hanno scoperto una regola vitale per le prossime feste: senza pile quella maledetta macchinina non funziona!
Basta con questa malinconia, prettamente natalizia, appiccicata alle giacche pesanti, ai maglioni di lana e ai plaid sul divano. Queste vacanze mi sembrano la domenica più lunga di tutto l'anno. Chi come me soffre spesso di stati malinconici depressivi mi capirà. Se va bene me la scrollerò di dosso a metà gennaio.
Basta con tutto questo cibo. Dolci, salatini, primi, secondi e grandi sensi di colpa proporzionati alla lievitazione del sedere.
Basta con i regali poco azzeccati, comprati in 5 minuti. Quelli che bisogna fare per forza, perchè se si è ricevuto bisogna farlo per educazione. Ma allora, lo spirito natalizio? il dare senza ricevere in cambio? vecchia storia, poco marketing oriented.
Basta con questo natale che non è più natale. Si potesse sbucciare come un'arancia, spogliare, eliminare il superfluo e assaporare il succo e l'essenza del natale, una festa qualsiasi.

mercoledì, dicembre 14, 2005

la fantasia fa 90


Mentre salgo sulla 90 penso a cosa scrivere sul blog.
È tanto che non scrivo più. Un po’ per il lavoro che in questi giorni è stato duro. Un po’ per pigrizia che maschero con la scusa del lavoro. Tante idee mi frullano per la testa, ma non riesco a canalizzare questo flusso verso le mie mani, le mie dita per far sì che si materializzino una dietro l’altra. Ho voglia di ricamare le parole ma a volte il filo è tutto ingarbugliato.
Mi siedo in fondo al filobus, su un posto centrale. Come se fossi a capotavola, da questa ottima posizione osservo i miei commensali. Alcune sono facce conosciute e forse a loro volta mi riconoscono come compagna di viaggio urbano.
Fuori c’è nebbia, una costante in questi giorni di novembre. I vetri sono appannati dai respiri, dai colpi di tosse, dalle parole sussurrate al vicino o gridate all’autista mentre chiude qualcuno tra le porte. Ma tutti i finestrini sono squarciati da pennellate procurate da una passata artistica con la manica della giacca o con la mano arrossita dal freddo.
Ogni mio compagno di viaggio si è creato il proprio oblò sulle strade di Milano. Non c’è nessuno che si nasconde dietro lo strato vaporoso e umidiccio del vetro. La metro del mattino si è già letta, il libro sempre in borsa non si ha la forza celebrale per affrontarlo. Allora si sacrifica la mano infreddolita, un lembo della giacca, magari bianca, per guardare fuori.
C’è chi controlla le vie per evitare di perdersi, chi pensa alla giornata appena trascorsa, chi organizza la serata, chi forse come me pensa a cosa scrivere sul blog.
La 90 culla i miei pensieri. I lampioni creano riflessi suggestivi e retrò; sembra di essere in una scena di Traffic, dove ogni storia ha un proprio colore dominante. La 90 continua a scorrere e rimbalzare sulla lucida pellicola arancione. La mia musica nelle cuffie, come al solito, mi fa viaggiare fin troppo con la fantasia. Alzo il volume, chiudo gli occhi. Clacson, parole, porte che sbattono, passi veloci lenti pesanti, impercettibili. Riapro gli occhi. Controllo l’ora. Faccio sedere la vecchina incazzata. Saluto Battiato, bacio David Bowie, scendo dalla 90 e torno alla realtà.

martedì, dicembre 13, 2005

giovedì, novembre 17, 2005

antony and the johnsons


Hope There's Someone (Antony and the Johnsons)

Hope there's someone who'll take care of me
When I die
Will I go?
...
There's a ghost on the horizon
When I go to bed
How can I fall asleep at night
How will I rest my head

Oh I'm scared of the middle place
Between light and nowhere
I don't want to be the one
Left in there
Left in there...


Man Is The Baby (Antony and the Johnsons)

Yearning for more than a blue day
I enter your new life for me
Burning for the true day
I welcome your new life for me

Forgive me, Let live me
Set my spirit free.
Forgive me, Let live me,
Set my spirit free.

Losing, it comes in a cold wave
Of guilt and shame all over me
Child has arrived in the darkness
The hollow triumph of a tree.

Forgive me, Let live me
Kiss my falling knee
Forgive me, Let live me
Bless my destiny.


Negli ultimi due anni tutti hanno fatto a gara per collaborare con questo etereo artista londinese trapiantato a New York: Warhol Museum; teatro di Bloomsbury; Nancy Jazz Festival e Townhall di New York City.
A scoprirlo fu David Tibet, leader dei Current 93 (http://www.brainwashed.com/c93/). Poi l'incontro con il grande Lou Reed. Una vera e propria "musa" protettrice. Un incontro che, oltre a causare un meritato aumento di visibiltà per Antony, partorisce delle collaborazioni eccellenti (Fistful Of Love, The Raven). Antony and the johnson, sonorità blues malinconiche. voce dolce e fanciullesca. timbro androgino, nasale e vissuto. Provate a farvi cullare dal suo piano e da testi che sembrano quasi preghiere intrise di rassegnazione e speranza allo stesso tempo. una bella scoperta musicale che consiglio a tutti!
http://www.antonyandthejohnsons.com/

giovedì, novembre 03, 2005

una coppia d'altri tempi

Questa sera dopo cinque anni che vivo a Milano mi manca la famiglia.
Una mancanza viscerale. È questa la prima volta.
Sono arrivata a casa, ho fatto un po’ ordine, mi sono preparata la cena e un bicchiere di vino rosso.
Mi sono immaginata mia madre che commenta: “non sta bene che una signorina beva il vino rosso. Ti vengono i denti viola!”. Come per dire, scolati pure una bottiglia di un buon e delicato vino bianco ma un rosso, no! Dall’altra mio padre che mi sostiene. Un buon bicchiere di rosso è come una mela al giorno, toglie il medico , i pensieri infelici di torno. Mia sorella che se ne versa uno e ride.
Mia mamma una donna d’altri tempi. Nelle foto con i suoi tallieurs e le sue scarpe rigorosamente alte con tacco almeno da 12. Che non sia mai! Sembra una diva, piccolina piccolina, bellissima.
Mio padre un omone 1,85, bello, sorridente, due occhi di ghiaccio, due mani enormi che, da quando hanno incontrato il corpicino di mia mamma, si sono prefisse come unico scopo di proteggerlo.
Una foto in bianco e nero di una coppia d’altri tempi.
Due opposti.
Lei taciturna, ma che sa il fatto suo.
Lui vanitoso, egocentrico, ma pragmatico (anche troppo) e caparbio come può esserlo solo un capricorno.
Me li immagino mentre ceniamo.
La mamma che racconta il loro primo capodanno da sposati.
Lei già pronta col suo vestito più elegante. paillettes su stoffa e orecchini che fanno a gara col vestito per la preziosità.
Lui allo specchio, si volta e la guarda. Mia mamma che avverte il suo sguardo. Le farfalle nella pancia di lei sono impazzite e reclamano un complimento per quel corpicino cosi agghindato a festa. Lui si avvicina e le dice: “sono proprio bello stasera”.
Risate.
E per lei, sposa da novembre, inizia la serata più bella, una festa da principessa. Si perché mio padre nel suo essere comicamente vanitoso è l’uomo, che baciando per la prima volta mia madre, l'ha portata su una nuvola, l’unico luogo consono per una principessa.
Mi mancano.
Le battute, le grida di mio padre, la sua caparbietà, le sue debolezze, il suo essere uomo di mondo e viaggiatore, le sue enormi orecchie, la sua pazzia.
La risata, i pianti di mia madre, il nasino alla francese, il suo umorismo, la sua forza di donna.
Stasera per la prima volta dopo cinque anni, ho pianto per la loro assenza.

lunedì, ottobre 31, 2005

fog

Milano stasera è nel suo massimo splendore.
Si è messa l’abito più comodo e rappresentativo: la nebbia.
È come se si fosse preparata per la notte.
Accende per noi le abatjour ai bordi delle sue strade che sotto lo strato denso di nebbia creano riflessi arancioni, piccoli incendi in lontananza che riportano alla mente il romantico Turner.
Vaghiamo per Milano senza meta, dalla radio arriva musica anni ’80, quella che ti piace tanto.
Ridiamo, simuli balli anni ’80, io rido, tu balli.
Il tempo stasera è stanco di correre e le ore passano piacevolmente senza fretta.
Dal finestrino le case sembrano senza volume, si intravedono solo le facciate, alcune luci calde dalle finestre ma niente di più. Un set cinematografico, o una città fantasma; la nostra fantasia deciderà quale.
This Is Not America, D. Bowie.
Stasera abbiamo fortuna con la radio. Certo avessimo i cd potremmo decidere la colonna sonora della nostra serata, ma senza sorprese. Sono anni che mi dici di cambiare radio. La mia è vecchia, ha solo le audiocassette e le casse, beh le casse non sono un granché. Lo sai, sono un’inguaribile amante del passato, del vintage, del vissuto, delle rughe, delle crepe, delle pagine ingiallite. Della storia. Io guardo quella radio e ricordo. La prima volta che ho guidato la macchina, la fatica di guidare sbronza, le bigiate con le amiche e la musica a tutto volume, i pianti autunnali ascoltando Battiato (beh ammetto di essere un po’ masochista… mai ascoltare Battiato e soci nei momenti difficili!).
Tu mi hai insegnato a guardare oltre l’orizzonte, io a voltarti indietro per osservare le orme lasciate alle nostre spalle.
In fondo stare insieme è condividere, barattare la propria conoscenza, la propria esperienza.
Un baracchino fumante dei panini per la strada, un tranviere che scompare nella nebbia.
Dal finestrino appare un timido castello che, grazie al denso “grigiume” di questa sera, si decontestualizza per riprendere il proprio tempo, la propria epoca. Non si scorgono le macchine, le edicole, i negozi e ci ritroviamo catapultati nel passato.
Lo so, avrei dovuto portare la macchina fotografica che mi hai regalato. Ma cazzo! Mi sono dimenticata di caricarla! Pensa a come sarebbe bello poter mettere in memoria ciò che vediamo, tutto ciò che rapisce la nostra attenzione, arrivare a casa, e poter scaricare immagini e pensieri sul computer. Un po’ Matrix. Stavolta sono io che azzardo una sbirciatina al futuro tecnologico!
Fermi la macchina e osserviamo la nostra foto mancata. La musica ci culla i pensieri e il silenzio ci lega come non mai. Quanto mi mancavano i nostri silenzi all’unisono. E come se ci gridassimo il piacere di stare insieme. Il silenzio incornicia il nostro momento con l’eternità, come una fotografia.
Lasciamo il ‘500, gli Sforza e il futuro “matrixiano” troppo futuro, ci copriamo scomparendo nella nebbia.
Un bacio e una buona notte di sogni d’oro e d’argento.

giovedì, ottobre 27, 2005

giovedì, ottobre 20, 2005

untitled



Originally uploaded by bambinaportoghese.

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lacrima

Noi due bloccati da un muro, manifesto delle nostre incomprensioni.
Un muro che ha soffocato i nostri i cuori, accecato i nostri occhi.
Un muro che all'improvviso scompare per lasciare spazio a una lacrima, una sola che, percorrendo il tuo viso segnato dal tempo, ha riflesso tutto il tuo dolore.
Ma ora che le tue rughe, tracciato del tuo passato, hanno assorbito in un attimo la nostra lacrima, il nostro fugace momento di tenerezza aspetterò finché un sorriso, un'emozione ci possa legare ancora.

Questo l'ho scritto un po' di anni fa. Non è un granché, ma mi è tornato in mente per una serie di emozioni già vissute, momenti difficili superati, ma impressi nell'animo. Questo è per mio padre, un padre lontano e allo stesso tempo vicino. un padre e una figlia con un rapporto fatto di forti contrasti e forte amore. Un rapporto contraddittorio. Lui così pragmatico, io troppo sognatrice. Lui così caparbio e sicuro, io così autocritica e in continua lotta con me stessa.
La paura della morte ci ha avvicinato, la morte ha ridato vita a un amore.

"Van Loon, uomo destinato direi da sempre ad un lavoro più forte
che le sue spalle o la sua intelligenza non volevano sopportare
sembrò quasi baciato da una buona sorte
quando dovette andare;
sembra però che non sia mai entrato nella storia,
ma sono cose che si sanno sempre dopo,
d'altra parte nessuno ha mai chiesto di scegliere
neanche all'aquila o al topo;
poi un certo giorno timbra tutto un avvenire
o una guerra spacca come una sassata,
ma ho visto a volte che anche un topo sa ruggire
ed anche un'aquila precipitata...

Quanti anni, giorno per giorno, dobbiamo vivere con uno
per capire cosa gli nasca in testa o cosa voglia o chi è,
turisti del vuoto, esploratori di nessuno
che non sia io o me;
Van Loon viveva e io lo credevo morto
o, peggio, inutile, solo per la distanza
fra i suoi miti diversi e la mia giovinezza e superbia d'allora,
la mia ignoranza:
che ne sapevo quanto avesse navigato
con il coraggio di un Caboto fra le schiume
di ogni suo giorno e che uno squalo è diventato,
giorno per giorno, pesce di fiume..."
(Van Loon, F. Guccini, 1987)

mercoledì, ottobre 19, 2005

ore 9.30 del mattino Savona:"una pioggia che viene giu' come le patate"
(espressione rubata a una vecchia zietta ligure)

lunedì, ottobre 17, 2005

senza titolo



Originally uploaded by bambinaportoghese.
"Quando non coincide più l'immagine che hai di te
Con quello che realmente sei
E cominci a detestare i processi meccanici e i tuoi comportamenti
E poi le pene che sorpassano la gioia di vivere
Coi dispiaceri che ci porta l’esistente
Ti viene voglia di cercare spazi sconosciuti
Per allenare la tua mente a nuovi stati di coscienza

Quand l'image que tu as de toi ne coincide plus avec ce que tu es réellement
Quand tu commences à hair les automatismes de ta facon d'agir
Et quand les chagrins prennent le pas sur la joie de vivre,
Avec les peines que nous apportent l'existence,
Et tu vas chercher des espaces inconnus,
Pour une nouvelle conscience."

ci sono momenti in cui non mi riconosco.

quando devo confrontarmi con gli altri e ogni mio gesto, ogni mia parola è intimidito dall'esterno che mi osserva. come se abbassasi il volume per non disturbare.
una paura stupida che a volte riesco a soffocare. stupida perchè spesso può essere fraintesa.

Quando la quotidianità prende il sopravvento. i giorni scorrono troppo velocemente e vengo fagocitata dal solito caos.
corro per riuscire a fare, fare, fare. per poi voltarmi verso i giorni passati e notare di aver perso per strada le mie vere passioni.

Poi arriva il giorno in cui mi osservo dall’esterno come se mi sdoppiassi e metto in ordine. Cercando di non perdermi nuovamente.

lunedì, ottobre 10, 2005

autunno (F. Guccini)

Un'oca che guazza nel fango,
un cane che abbaia a comando,
la pioggia che cade e non cade
le nebbie striscianti che svelano e velano strade...
Profilo degli alberi secchi,
spezzarsi scrosciante di stecchi,
sul monte, ogni tanto, gli spari
e cadono urlando di morte gli animali ignari...
L'autunno ti fa sonnolento,
la luce del giorno è un momento
che irrompe e veloce è svanita:
metafora lucida di quello che è la nostra vita...
L'autunno che sfuma i contorni
consuma in un giorno più giorni,
ti sembra sia un gioco indolente,
ma rapido brucia giornate che appaiono lente...
Odori di fumo e foschia,
fanghiglia di periferia,
distese di foglia marcita
che cade in silenzio lasciando per sempre la vita...

mercoledì, settembre 21, 2005

welcome morgana!



è arrivata Morgana! una femminuccia simpatica, ma un po' troppo furbetta. ha già capito come funziona con i maschietti. con quegli occhietti...
non so quanto rimarrà perchè l'abbiamo (io e la mia amica Sara) presa in affidamento all'Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali). ma chissà, magari alla fine ci innamoriamo di quel musetto e la adottiamo noi.
Mi raccomando informatevi sul sito dell'ENPA http://www.enpa.it/ perchè c'è bisogno di volontari per gli affidamenti!

domenica, settembre 11, 2005

ordinario lunedi di settembre



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Ho una tosse terribile e sto male, ma nonostante ogni cellula del mio corpo voglia rimanere nel letto, devo andare a lavoro. La testa mi scoppia e come se non bastasse quando tossisco sembro un cane. Sì sembra che abbaio. Devo ammettere che mi crea qualche problema con la “sfera sociale”.
Luce-buio
Luce-buio
Inserisco fogli e aspetto.
Faccio quello che so fare meglio: le fotocopie. Poco dispendio di energie, quello che mi ci vuole oggi.
Bene, bene.
Ma alle cinque, quando pensavo già allo sciroppo, al letto e al riposo, arriva la mia responsabile.
“È arrivato il prof. Sticazzi per l’atlante tematico, puoi venire o stavi andando via?”
Che domanda… Lo sa benissimo che in ogni caso avrei dovuto seguirla.
Mi trascino verso l’alcova del mio capo e vengo bombardata di domande incomprensibili. Imbarazzata e stanca, cerco di spiegarmi meglio e sento “Ma è una stagista?”
Nella mia realtà parallela a questo punto il prof. Sticazzi sarebbe già passato a miglior vita steso tra i suoi tanto amati atlanti del cazzo.
Mi alzo, raccolgo i pezzetti della mia autostima che ho lasciato per terra dopo l’osservazione del prof. e vado a copiare due cd come richiesto. Come al solito, dato che gli eventi non sono casuali, il pc decide di bloccarsi, di scioperare la masterizzazione.
Col fiato del prof. e del capo sul collo, cerco di finire.
Si apre lo sportellino.
Consegno cd.
Saluti di circostanza.
Arresta il sistema.
Mi trascino verso casa. Distrutta, vicina alla fine, come pollicino lascio dietro di me (negli appositi cassonetti) le carte dei quattro duplo che mi sono divorata durante il tragitto.

giovedì, settembre 08, 2005

madre



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incendi d'estate


incendi d'estate
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Oggi nella ridente Mondovì, la mia città natale, è festa! La festa della Madonna e anche una festa della madonna (grasse risate!). Niente lavoro oggi, stasera fuochi, sagre, cibo e vino a iosa.
E io? Sono a Milano a "laorà" (quasi a gratis), china sul fatturato, schiacciata da nuvole grigie e da una timida pioggia.
Ogni tanto mi manca la mia piccola Mondovì.

Consigli per gli acquisti

Ho appena accesso la tv. Di solito la tengo come sottofondo. Lo so è una brutta abitudine, ma ogni tanto mi diverte guardare la pubblicità. Una realtà sintetizzata in 30 secondi, in pochi fotogrammi così lontani dalla realtà.
Mi piace immaginarmi di vivere in uno spot.
Eccomi lì davanti a una macchia sulla piastrella del mio bagno.
"Noooo!" esclamo con un'espressione così terrorizzata da far schiattare d'invidia persino il grande Munch. Il mio bagno, perfetto, lucido, tutto in ordine, intaccato dal nemico numero uno: lo sporco difficile!
Mentre nella mia mente regna il vuoto perchè è troppo lo shock, ecco che appare dal nulla un uomo. Carino... Ma mi pare strano, il mio problema non è di coppia. Forse ho sbagliato pubblicità o forse ho veramente un problema di coppia?
Ma no! È una sorta di Mastrolindo.
I tratti del mio viso si distendono e sento che la mia giornata, la mia vita di 30 secondi è vicina a una svolta.
L'ometto in bianco mi sorride, elenca le proprietà chimiche e fisiche del prodotto. Ma a me che me frega! Sono la consumatrice media per eccellenza; io non scelgo il prodotto, ma l'ometto, il suo aspetto così confortante, il colore di moda della confezione.
Mastrolindo mi poggia la mano sulla spalla, ammicca e si avvicina. Ok ho un problema di coppia.
No scusate dimenticavo, un po' di ambiguità sessuale fa quasi sempre da cornice in un spot.
"Donna, le macchie non sono più un tuo problema. È nato finalmente Spazzasporco! Donna ora puoi finalmente dedicare del tempo a te stessa, ai bambini, al marito."
Ma allora la soluzione esiste.
Il mago Zurli' dello sporco scompare, con lui la macchia e sul mio volto compare un sorriso senza fine.
Sorge un dubbio... Adesso che ho tolto la macchia nera, l'unico neo della mia breve vita catodica, e il ragazzone è andato via, che faccio ora?
Niente.

NERO

Forse per quanto sia complicata, per quanto non ci sia sempre un "problem solving" finale, la realtà è meglio.
P.S. beh se incontrassi un giorno nel mio bagno il bel ragazzone del pulito potrei approfittare di più della sua disponibilità... Col senno di poi.

mercoledì, settembre 07, 2005

lunedì, settembre 05, 2005

la Carrà sulla 90

Esco da lavoro come tutti i giorni. Dal lunedì al venerdì imbocco come un automa la strada del ritorno verso casa. Sì il piu’ delle volte come un automa per non rendermi conto dello schifo, del piattume grigio che mi circonda.
Come al solito prima di girare l’angolo saluto la puttana brasiliana (o giu di li). Una donna segnata dal tempo, dalla strada, con dei vaporosi capelli ricci corvini. Mi piace, è comica quando mi saluta esclamando“patatina” con quel accento misto, un po’ esotico, un po’ milanese. E so che potrà sembrare strano, ma ha un’aria cosi materna, protettiva. Come Mamy di Via col vento, un pochino piu disinibita, la versione Drag Queen.

E voilà come per magia mi risveglio alla fermata della 90. Non so bene il perché; di solito rimango in stato di trance passivo fino a destinazione-casa, invece oggi decido di osservare intorno a me. Mi soffermo sulle cose piccole cosi belle, cosi trascurate. Le persone tendono a prestare attenzione all’insieme, al tutto e raramente al particolare. Certo, perché il tutto è piu omogeneo piu diretto e non comporta grande fatica celebrale.
Ritorno bambina e mi soffermo sui piccoli accessori “primavere-estate” della capitale della moda e della sua strada. La mattonella del marciapiede con le sue rughe, le sue macchie; la formica di passaggio davanti al mio piede; la foglia secca che quasi rantola sull’asfalto caldo guidata da un timido vento afoso milanese.
Quando comincio a pormi le solite domande stupide per eccellenza: “quante storie avranno da raccontare questi piccoli elementi?”, mi accorgo che è in arrivo il filobus.
Ma quanto è triste la 90?
Penso di salire e già mi sento di troppo; si perché quando si aprono a stento le porte automatiche di questo mezzo strapieno, sento lo sguardo pesante dei passeggeri che sperano nella mia rinuncia ad entrare. Perché occupo spazio e fa caldo e si ha fretta.
A milano si ha sempre fretta, ormai è nel dna. Anche se non hai un cazzo da fare devi andare, correre, l’importante è l’immediatezza. Per essere retorica “il tutto e subito”.
Non mi faccio intimorire dagli sguardi di questi corridori compulsivi e salgo.
E me ne pento.

Respiri addosso al mio corpo, odori di ogni genere. Il profumo troppo dolce, troppo tutto della signora "bene" finita li per caso o necessita, mai per scelta, e il sudore acido di fine giornata dei muratori. Cerco di non pensarci e mentre tento di cambiare invano la canzone del mio i-pod, mi appare di fronte incorniciata da una luce surreale RAFFAELLA CARRÀ col suo odioso caschetto biondo barbie e la sua risata isterica.

Ebbene si, sono in uno studio televisivo anni ’90 stracolmo di lustrini, di ballerini cocainomani troppo felici per non essere fatti e di un pubblico che sicuramente si è fatto passare la roba dai ballerini per poter ridere e battere le mani a comando con tale entusiasmo. Ah che belli gli anni ’90!
Sul tavolino kich e chic di Raffaella, una miniatura dal vero della 90 milanese.
È un incubo, penso.
A quel punto incrocio lo sguardo della conduttrice e una voce fuoricampo recita: “e adesso gioca con noi Valentina! Neolaureata, lavora al Touring, uno spizio per anziani che nel tempo perso produce cartografia”.

Applausi.

“allora valentina” esclama la bionda strafatta, “passiamo al domandone. Quanti elementi disgustosi puo' contenere la famosa 90? Pensaci bene, la realtà a volte supera alla grande l’immaginazione umana”.
E lo so, lo so!
Ma purtroppo sono arrivata alla mia fermata. Me tapina, non ho mai vinto niente nella vita. Neanche in una mia allucinazione!