Milano stasera è nel suo massimo splendore.
Si è messa l’abito più comodo e rappresentativo: la nebbia.
È come se si fosse preparata per la notte.
Accende per noi le abatjour ai bordi delle sue strade che sotto lo strato denso di nebbia creano riflessi arancioni, piccoli incendi in lontananza che riportano alla mente il romantico Turner.
Vaghiamo per Milano senza meta, dalla radio arriva musica anni ’80, quella che ti piace tanto.
Ridiamo, simuli balli anni ’80, io rido, tu balli.
Il tempo stasera è stanco di correre e le ore passano piacevolmente senza fretta.
Dal finestrino le case sembrano senza volume, si intravedono solo le facciate, alcune luci calde dalle finestre ma niente di più. Un set cinematografico, o una città fantasma; la nostra fantasia deciderà quale.
This Is Not America, D. Bowie.
Stasera abbiamo fortuna con la radio. Certo avessimo i cd potremmo decidere la colonna sonora della nostra serata, ma senza sorprese. Sono anni che mi dici di cambiare radio. La mia è vecchia, ha solo le audiocassette e le casse, beh le casse non sono un granché. Lo sai, sono un’inguaribile amante del passato, del vintage, del vissuto, delle rughe, delle crepe, delle pagine ingiallite. Della storia. Io guardo quella radio e ricordo. La prima volta che ho guidato la macchina, la fatica di guidare sbronza, le bigiate con le amiche e la musica a tutto volume, i pianti autunnali ascoltando Battiato (beh ammetto di essere un po’ masochista… mai ascoltare Battiato e soci nei momenti difficili!).
Tu mi hai insegnato a guardare oltre l’orizzonte, io a voltarti indietro per osservare le orme lasciate alle nostre spalle.
In fondo stare insieme è condividere, barattare la propria conoscenza, la propria esperienza.
Un baracchino fumante dei panini per la strada, un tranviere che scompare nella nebbia.
Dal finestrino appare un timido castello che, grazie al denso “grigiume” di questa sera, si decontestualizza per riprendere il proprio tempo, la propria epoca. Non si scorgono le macchine, le edicole, i negozi e ci ritroviamo catapultati nel passato.
Lo so, avrei dovuto portare la macchina fotografica che mi hai regalato. Ma cazzo! Mi sono dimenticata di caricarla! Pensa a come sarebbe bello poter mettere in memoria ciò che vediamo, tutto ciò che rapisce la nostra attenzione, arrivare a casa, e poter scaricare immagini e pensieri sul computer. Un po’ Matrix. Stavolta sono io che azzardo una sbirciatina al futuro tecnologico!
Fermi la macchina e osserviamo la nostra foto mancata. La musica ci culla i pensieri e il silenzio ci lega come non mai. Quanto mi mancavano i nostri silenzi all’unisono. E come se ci gridassimo il piacere di stare insieme. Il silenzio incornicia il nostro momento con l’eternità, come una fotografia.
Lasciamo il ‘500, gli Sforza e il futuro “matrixiano” troppo futuro, ci copriamo scomparendo nella nebbia.
Un bacio e una buona notte di sogni d’oro e d’argento.
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