
Mentre salgo sulla 90 penso a cosa scrivere sul blog.
È tanto che non scrivo più. Un po’ per il lavoro che in questi giorni è stato duro. Un po’ per pigrizia che maschero con la scusa del lavoro. Tante idee mi frullano per la testa, ma non riesco a canalizzare questo flusso verso le mie mani, le mie dita per far sì che si materializzino una dietro l’altra. Ho voglia di ricamare le parole ma a volte il filo è tutto ingarbugliato.
Mi siedo in fondo al filobus, su un posto centrale. Come se fossi a capotavola, da questa ottima posizione osservo i miei commensali. Alcune sono facce conosciute e forse a loro volta mi riconoscono come compagna di viaggio urbano.
Fuori c’è nebbia, una costante in questi giorni di novembre. I vetri sono appannati dai respiri, dai colpi di tosse, dalle parole sussurrate al vicino o gridate all’autista mentre chiude qualcuno tra le porte. Ma tutti i finestrini sono squarciati da pennellate procurate da una passata artistica con la manica della giacca o con la mano arrossita dal freddo.
Ogni mio compagno di viaggio si è creato il proprio oblò sulle strade di Milano. Non c’è nessuno che si nasconde dietro lo strato vaporoso e umidiccio del vetro. La
metro del mattino si è già letta, il libro sempre in borsa non si ha la forza celebrale per affrontarlo. Allora si sacrifica la mano infreddolita, un lembo della giacca, magari bianca, per guardare fuori.
C’è chi controlla le vie per evitare di perdersi, chi pensa alla giornata appena trascorsa, chi organizza la serata, chi forse come me pensa a cosa scrivere sul blog.
La 90 culla i miei pensieri. I lampioni creano riflessi suggestivi e retrò; sembra di essere in una scena di
Traffic, dove ogni storia ha un proprio colore dominante. La 90 continua a scorrere e rimbalzare sulla lucida pellicola arancione. La mia musica nelle cuffie, come al solito, mi fa viaggiare fin troppo con la fantasia. Alzo il volume, chiudo gli occhi. Clacson, parole, porte che sbattono, passi veloci lenti pesanti, impercettibili. Riapro gli occhi. Controllo l’ora. Faccio sedere la vecchina incazzata. Saluto Battiato, bacio David Bowie, scendo dalla 90 e torno alla realtà.